Cerca nel blog

domenica 29 dicembre 2013

La terza dimensione di Expo: la materialità del cemento




La terza dimensione di Expo: la materialità del cemento


Un anno vissuto con l'attitudine noexpo non si divide in giorni e mesi, ma in piccoli o grandi momenti. 
Per questo ci sembra opportuno riprendere parola a fronte degli eventi così significativi come quelli delle ultime settimane: i primi cantieri dentro il perimetro della città di Milano, la risposta decisa e contraria dei quartieri cantierizzari, l'imbarazzo e i silenzi della Giunta Pisapia, lo stop dei lavori e delle ruspe, lo stato di solitudine della popolazione nei confronti degli interessi privati, la partecipazione attiva come strumento per ottenere risultati. Il comunicato che segue cerca di unire i puntini del nostro calendario alla luce di questi eventi. Buona lettura, ci vediamo tra Trenno e Baggio ai primi di gennaio.


A cinquecento giorni dall'apertura dei cancelli EXPO 2015 ha aperto cantieri anche dentro la città di Milano. Dopo anni di retoriche pro-evento, in cui la propaganda di Expo come volano per il rilancio dell'economia lombarda e nazionale è entrata in modo capillare nei discorsi pubblici delle principali cariche dello Stato e delle Istituzioni, l’apertura dei primi cantieri cittadini, tra piazza Castello, la Darsena e i parchi del nord-ovest milanese (parco di Trenno, delle Cave, Pertini), deve essere annotata come un passaggio decisivo: stiamo assistendo alla trasformazione delle infinite narrazioni expottimiste in cemento. Ed è proprio la materialità irreversibile del cemento -trasformando alcuni parchi cittadini in piccoli giardini di quartiere grazie al progetto della Via d'Acqua- che ci permette di toccare con mano le nocività insite nel progetto, a scapito del tema ufficiale della manifestazione (“Nutrire il pianeta – Energia per la vita”). 

Sono stati anni in cui la retorica della grande promessa di Expo2015 e il parallelo sgretolarsi dell’immagine trionfale del grande evento (fenomeno dovuto a incompetenze, stupidità e alleanze con settori della criminalità organizzata, che hanno causato spreco di denaro pubblico e ritardi anche imposti dalla magistratura) non sono riusciti a suscitare l'interesse della popolazione. Il commissario con incarichi speciali Sala, il capo del governo Letta, il sindaco Pisapia, Confindustria, le sigle dei commercianti e tutti i loro partner non aspettavano altro. Da qualche settimana invece sta accadendo qualcosa, 
le persone si stanno interessando davvero e partecipano, ma diversamente da come molti si sarebbero aspettati. Ve li citiamo caso per caso, suggerendo a chi legge di mantenere un'ampia prospettiva di indagine e di analisi. Ieri la Martesana e l'est milanese per fermare la TEEM, oggi il parco di Trenno per fermare la Via d'acqua: se ci fermassimo all'elemento localistico perderemmo di vista il quadro complessivo e, con questo, gli strumenti più affilati con cui abbiamo costruito in questi anni l'opposizione a EXPO 2015 (dalla scomposizione del grande evento nelle tre direttrici "debito-cemento-precarietà", alla creazione e scrittura di "Expopolis" come gioco e poi come libro, con tutto quello che ci sta in mezzo e che verrà).

Partiamo allora dal caso della mobilitazione che negli ultimi due mesi ha interessato la difesa dei grandi parchi della periferia nord-ovest (Trenno, Cave e Pertini), contro il progetto della Via d’Acqua: il primo vero fronte caldo che si è aperto in città dichiaratamente contro Expo, che ha visto la partecipazione dei cittadini dei quartieri e il contributo generoso degli attivisti di altri comitati e realtà, con una presenza costante dentro i cantieri per impedire i lavori e presidi sotto Comune e sede di Expo Spa. Proteste che hanno ottenuto un primo risultato importante: il blocco dei lavori e la disponibilità della Giunta a ridefinire il progetto. Per la prima volta la macchina di Expo si blocca e viene messa in discussione dalla mobilitazione popolare. E in discussione sono anche i poteri di Sala, commissario speciale e A.D. di Expo Spa, che decide se vanno o non vanno fatte le bonifiche. Un risultato che lascia sullo sfondo almeno un paio di considerazioni che non possono essere trascurate. La prima riguarda i poteri speciali conferiti a Sala: l'eletto da nessuno, ma scelto da alcuni particolarmente interessati, decide per tutti e, con un solo colpo di penna, può permettere di effettuare lavori su terreni dichiarati pericolosi (e che andrebbero bonificati prima di ogni eventuale lavoro) a scapito della popolazione. La seconda è una diretta conseguenza di questa scelta e verte sul diritto alla salute quando la politica (e i politici) si ritira e saltano i meccanismi di rappresentanza e mediazione: nel silenzio della Giunta Pisapia (colpevole di non aver stralciato in toto il progetto EXPO quando poteva farlo) e nell'impossibilità imbarazzata dei suoi organi di controllo di fermare le ruspe su quei terreni, il diritto alla salute diventa un lusso per alcuni e una scommessa per tutti gli altri, dentro una partita che si gioca tra singolo cittadino e impresa privata che fa i lavori dopo l'avvallo del commissario speciale. E’ il caso degli operai stranieri che, a inizio novembre, sono saliti su una delle gru del cantiere Merlata dove lavoravano, chiedendo i quattro mesi di salario non ancora corrisposti. Nel silenzio dei media e della Giunta arancione si è consumata la prima protesta contro le condizioni di lavoro imposte nei cantieri dell’Expo, in particolare ai lavoratori non sindacalizzati. E’ il caso, però, anche degli operai edili appartenenti alle sigle confederali, che venerdì 13 dicembre hanno scioperato e manifestato proprio ai cancelli dei cantieri nord dell’Expo. Il motivo? Protestare contro la deroga al Contratto nazionale per chi lavora alla costruzione del sito del megaevento: decisione che comporta salari più bassi anche per i sindacalizzati e l’applicazione di un modello contrattuale che azzera le tutele dei Ccnl, generalizzando così la precarietà già prevista dall’accordo del 26 luglio sui contratti di lavoro dentro il megaevento (e oltre). E' il caso anche dei movimenti per la casa e dei Comitati per il Diritto all’Abitare, che devono affrontare emergenze abitative in pieno inverno avendo a che fare con un’Aler corrotta e incapace, che si è “scoperta” con un buco di oltre 400.000 euro dovuto a cattivi investimenti e mala amministrazione. Così come è il caso del movimento studentesco milanese e degli insegnanti delle scuole comunali, che negli ultimi mesi hanno riconosciuto nell’enorme buco di bilancio causato da Expo una delle principali cause della chiusura di alcune scuole (come nel quartiere Gallaratese, proprio quello interessato dalla Via d’Acqua), del progressivo abbandono da parte delle istituzioni competenti degli istituti ancora aperti.

La materialità del processo Expo, questa dimensione fatta di cemento e ruspe a scapito di tessuti sociali vivi, pur essendo all’inizio, è quindi già entrata prepotentemente nella vita pubblica della città sollevando resistenza. I prossimi mesi si rivelano quindi decisivi. Movimenti sociali, comitati di quartiere, cittadini di diverse fasce di reddito, lavoratori precari o in nero e operai: è evidente che tutti questi soggetti sono giunti sotto il Comune di Milano, sotto la sede di Expo di via Rovello e hanno fronteggiato i cantieri aperti (i tre luoghi simbolo delle larghe Intese che uniscono politica, finanza, grossa e piccola imprenditoria) arrivando da percorsi diversi. Però, esattamente come esiste una materialità comune che caratterizza il mega evento, allora è possibile individuarne una condivisa anche tra i molti soggetti che a questo si oppongono. “A lotte comuni un vocabolario comune”, abbiamo detto più di una volta: la sfida che ci aspetta nel cruciale 2014 è cominciare a raccogliere quanto seminato nel lavoro degli anni scorsi e dargli un senso in vista del primo maggio 2015. 

Il primo passo è bloccare la Via d'acqua. Dopo aver parlato di NoExpo è ora di agire da NoExpo.

Italia Nostra sulla via d'acqua




martedì 24 dicembre 2013

EcoAuguri di Buon Natale e di buona rinascita

auguri di buon Natale a tutti
in particolare a chi lotta e si impegna per un mondo migliore, non a parole ma coi fatti
penso ai presidi in Val Susa, a Milano per fermare lo spreco e scempio della via d'acqua,
a chi ha limitazioni della libertà per aver difeso il diritto di tutti a un mondo migliore, per il diritto all'istruzione, a una scuola libera, per il diritto di avere una casa
come disse quello là "la storia mi giudicherà, la storia mi assolverà"

siamo vicini agli operai della GAI TESSILE di Inveruno, quando tutto sembrava andato e perduto, una fiamma di dignità si è riaccesa e che emozione veder riaffiorare la consapevolezza che "siamo noi, solo noi a decidere del nostro futuro", poi, chissà come finirà, ma solo chi non lotta ha già perso
forse il senso del Natale è anche questo: non perdere la speranza, ritrovare e riscoprirsi umanità

buon Natale a chi sta male e a chi sta bene

la consapevolezza del nostro ruolo nella storia
la consapevolezza di quello che incidono le nostre azioni
l'ecologismo nasce come pratica che per forza di cose lascia i compromessi da parte, quando si parla di vita non ci si può accontentare di sopravvivere

buon Natale

un pensiero a Taranto e all'impegno del portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che insieme a tanti cittadini consapevoli sta portando dignità e speranza in una città svenduta dalla politica più marcia e corrotta, come la magistratura sta dimostrando
la politica è fatta di compromessi, si sa, ma ci sono valori che non si possono mettere sul piatto della bilancia
e la vita, la salute dei lavoratori, dei cittadini, non si può barattare
che senso ha provare a sopravvivere per poi morire di lavoro?

un pensiero anche al Giappone, ancora alle prese con il disastro nucleare che ha lasciato segni indelebili

un pensiero a tutti gli studiosi, a chi pratica ecologia, a chi ha cambiato il proprio stile di vita

Buon Natale


un video scherzoso, una sorta di "collage" per ricordare i nostri valori e da dove veniamo
e dove vogliamo andare
Ecologisti del Ticino

martedì 17 dicembre 2013

video eco di dicembre




e dal castello Visconteo di Abbiategrasso una riflessione per ridare dignità al movimento ecologista in questa penisola


domenica 15 dicembre 2013

Boffalora per la sostenibilità ambientale. Trashed e intervento di Enzo Favoino

Due settimane fa è stata detta fine alla costruzione di inceneritori in Lombardia
la lista Civica  "insieme per Boffalora" ha proposto alla cittadinanza la visione del film/documentario
Trashed; a seguire l'interveno di Enzo Favoino della scuola agraria di Monza per illustrare la "storia"
della riduzione dei rifiuti nell'Est ticino e in tutta Europa






mercoledì 4 dicembre 2013

basta inceneritori in Lombardia. una storica battaglia ecologista vede finalmente una importante vittoria

finalmente!!
dopo la vittoria NO ELCON di Castellanza, ultima in ordine di tempo, e le altre battaglie per l'aria pulita e la riduzione dei rifiuti, finalmente una buona notizia. 
certo, conoscendo la politica, soprattutto quella lombarda, non si può mai abbassare la guardia, ma pare comunque un buon risultato;
sotto, riportiamo il comunicato stampa del movimento cinque stelle che ha saputo portare avanti la storica battaglia contro gli inceneritori
Da Ecologisti siamo contenti di questo, anche se, come potete leggere, i cinque stelle da novizi della politica, hanno un po' le idee confuse sulle strategie di uscita, ma poco male, oggi li ringraziamo e speriamo che questo loro impegno prosegua per il bene dei cittadini

dal sito personale di Gianmarco Corbetta; e questo la dice lunga sulla capacità e volontà democratica o, se volete, sui resti nocivi e dannosi del "berlusconismo" che hanno portato alla "personalizzazione" della politica, a scapito della sfera collettiva e pubblica.
COMUNICATO STAMPA
Oggi il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato definitivamente una risoluzione – nata per iniziativa del movimento cinque stelle – che prevede la dismissione di parte del parco inceneritori lombardo, stante il forte squilibrio previsto nel prossimo futuro tra la capacità di incenerimento presente nella nostra regione e la produzione lombarda di rifiuti urbani residui. Le sollecitazioni del Movimento per un piano di dismissione degli impianti hanno convinto le forze politiche e la risoluzione che ne è scaturita, dopo un lungo lavoro di mediazione, è stata approvata all’unanimità dal Consiglio.
Gianmarco Corbetta, consigliere del movimento cinque stelle Lombardia, dichiara: “Siamo più che soddisfatti per il risultato ottenuto a cui hanno contribuito tutte le forze politiche presenti in Regione. Si tratta di un provvedimento che segnerà una svolta storica nella gestione dei rifiuti in Lombardia (e, come naturale conseguenza, in tutta Italia). L’aver puntato pesantemente per decenni sull’incenerimento è costato alla nostra regione il primato della raccolta differenziata: eravamo primi 20 anni fa, ora siamo stati superati da Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Piemonte ma potremmo perdere anche il quinto posto in classifica a beneficio della Sardegna e delle Marche! Finalmente con questo provvedimento si volta pagina: dopo il trentennio degli inceneritori, si può aprire l’epoca della raccolta differenziata spinta e del recupero di materia dai rifiuti, a tutto beneficio dell’ambiente e della salute dei cittadini.”
Ora spetta alla Giunta regionale individuare i tempi e i modi per attuare il piano di dismissione. I criteri per individuare gli impianti da chiudere sono contenuti nel provvedimento appena approvato in Consiglio: si partirà dai meno efficienti sotto il profilo ambientale. “Legambiente – prosegue Corbetta – ha appena pubblicato un dossier sul tema della dismissione degli impianti lombardi: emerge chiaramente che l’inceneritore di Desio è il più inquinante di tutti per quanto riguarda le polveri sottili. Per Legambiente i primi da chiudere sono quelli di Desio, Busto Arsizio (VA), Parona (PV) e Cremona. Credo che la chiusura di Desio in tempi brevi sia nell’ordine naturale delle cose, i sindaci di centro-sinistra che hanno recentemente approvato il folle piano industriale di Bea (che prevede il potenziamento e il prolungamento in vita per altri 18 anni dell’impianto) escano dal sonno della ragione in cui sono caduti da troppo tempo”.