Importante Dossier di Legambiente sulla situazione dei rifiuti in Lombardia, riportiamo l'articolo del Corriere della Sera e un riferimento a fondo pagina al deposito delle firme per la proposta di legge di inziativa popolare RIFIUTI ZERO
21 novembre 2013
La svolta
Dossier di Legambiente sul futuro dello smaltimento nella regione
La raccolta differenziata spegne gli inceneritori
Rifiuti in calo, troppi tredici impianti in Lombardia
II teleriscaldamento è un sistema che non sembra più convenire come quarant'anni fa
MILANO — Vent'anni dopo le battaglie contro le discariche, è arrivato il
 tempo di quelle agli inceneritori, che da tempo non è più neppure 
giusto chiamare così: se ne ricava energia, dunque sono 
termovalorizzatori. In Lombardia nel abbiamo 13, e sono troppi: da dieci
 anni, ormai, la quantità di rifiuti urbani è in calo, perché la crisi 
degli ultimi anni ha lasciato il suo segno anche nelle pattumiere, 
mentre ha fatto grandi progressi la raccolta differenziata: a Milano — 
per esempio — era intorno all' 11% vent'anni fa, oggi è al 35%, mentre 
Bergamo è arrivata al 53%. Guardando ai dati dell'ultimo decennio, nel 
2012 la produzione di rifiuti in Lombardia è scesa dell'8% rispetto al 
2008 (anno della produzione massima); quanto alla produzione pro capite è
 scesa ai livelli del 1999. Dunque, meglio fare da subito i conti con la
 realtà e prevenire, ovvero chiudere gli impianti che rendono meno e 
pensare ad un futuro «diverso» per altri. «Inceneritori in Lombardia: 
quanto basta?» è il titolo scelto da Legambiente per rilanciare il tema 
proprio «mentre la Regione sta compiendo i suoi ultimi passi 
istituzionali per l'approvazione del Programma regionale Gestione 
Rifiuti», che indica le direttive dei prossimi anni fino al 2020. Il 
dossier indica fra il 35% ed il 70% la capacità degli impianti lombardi 
che resterà inutilizzata in questi anni a venire se tutto rimanesse come
 ora. Se, cioè, la differenziata (frenata in alcune zone come Brescia e 
Pavia proprio dalla presenza di impianti) nei prossimi anni non 
migliorasse. Tanto è vero che già ora il 38% dei rifiuti bruciati in 
quei 13 forni sono rifiuti speciali: avendo raggiunto l'autonomia di 
smaltimento prevista dalla legge, i gestori degli impianti sono 
costretti ad andare a caccia di «combustibile», consumando anche 
materiale in arrivo da altre regioni o dall'estero. Impensabile, avverte
 Legambiente, la politica del «tirare avanti»: questi impianti 
comportano emissioni (in diversi casi già al centro di studi 
epidemiologici) su un'area —la Pianura Padana — già inquinata. Anche il 
teleriscaldamento, ormai, è un sistema che non sembra più convenite come
 fu 40-50 anni fa. E neppure si può pensare di continuare a smaltire gli
 speciali altrui, in zone dove i rifiuti dovrebbero essere portati solo 
da camion (gli impianti del Nord Europa che lavorano per conto terzi 
hanno collaudati collegamenti ferroviari o marittimi). «E' stata una 
buona tecnologia per la transizione dalla discarica al riciclaggio — 
dice il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine — ma 
adesso il trentennio degli inceneritori è finito: vanno aiutate le 
imprese del settore a riconvertirsi per lavorare ciò che si ricava dalle
 raccolte differenziate e dal residuo». Primi candidati allo stop? I più
 inquinanti e meno efficienti: Corteleona(Pavia), Desio (Monza B.), 
Parona (Pavia) e Valmadrera (Lecco).
Laura Guardini
La svolta
Dossier di Legambiente sul futuro dello smaltimento nella regione
La raccolta differenziata spegne gli inceneritori
Rifiuti in calo, troppi tredici impianti in Lombardia
II teleriscaldamento è un sistema che non sembra più convenire come quarant'anni fa
MILANO — Vent'anni dopo le battaglie contro le discariche, è arrivato il
 tempo di quelle agli inceneritori, che da tempo non è più neppure 
giusto chiamare così: se ne ricava energia, dunque sono 
termovalorizzatori. In Lombardia nel abbiamo 13, e sono troppi: da dieci
 anni, ormai, la quantità di rifiuti urbani è in calo, perché la crisi 
degli ultimi anni ha lasciato il suo segno anche nelle pattumiere, 
mentre ha fatto grandi progressi la raccolta differenziata: a Milano — 
per esempio — era intorno all' 11% vent'anni fa, oggi è al 35%, mentre 
Bergamo è arrivata al 53%. Guardando ai dati dell'ultimo decennio, nel 
2012 la produzione di rifiuti in Lombardia è scesa dell'8% rispetto al 
2008 (anno della produzione massima); quanto alla produzione pro capite è
 scesa ai livelli del 1999. Dunque, meglio fare da subito i conti con la
 realtà e prevenire, ovvero chiudere gli impianti che rendono meno e 
pensare ad un futuro «diverso» per altri. «Inceneritori in Lombardia: 
quanto basta?» è il titolo scelto da Legambiente per rilanciare il tema 
proprio «mentre la Regione sta compiendo i suoi ultimi passi 
istituzionali per l'approvazione del Programma regionale Gestione 
Rifiuti», che indica le direttive dei prossimi anni fino al 2020. Il 
dossier indica fra il 35% ed il 70% la capacità degli impianti lombardi 
che resterà inutilizzata in questi anni a venire se tutto rimanesse come
 ora. Se, cioè, la differenziata (frenata in alcune zone come Brescia e 
Pavia proprio dalla presenza di impianti) nei prossimi anni non 
migliorasse. Tanto è vero che già ora il 38% dei rifiuti bruciati in 
quei 13 forni sono rifiuti speciali: avendo raggiunto l'autonomia di 
smaltimento prevista dalla legge, i gestori degli impianti sono 
costretti ad andare a caccia di «combustibile», consumando anche 
materiale in arrivo da altre regioni o dall'estero. Impensabile, avverte
 Legambiente, la politica del «tirare avanti»: questi impianti 
comportano emissioni (in diversi casi già al centro di studi 
epidemiologici) su un'area —la Pianura Padana — già inquinata. Anche il 
teleriscaldamento, ormai, è un sistema che non sembra più convenite come
 fu 40-50 anni fa. E neppure si può pensare di continuare a smaltire gli
 speciali altrui, in zone dove i rifiuti dovrebbero essere portati solo 
da camion (gli impianti del Nord Europa che lavorano per conto terzi 
hanno collaudati collegamenti ferroviari o marittimi). «E' stata una 
buona tecnologia per la transizione dalla discarica al riciclaggio — 
dice il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine — ma 
adesso il trentennio degli inceneritori è finito: vanno aiutate le 
imprese del settore a riconvertirsi per lavorare ciò che si ricava dalle
 raccolte differenziate e dal residuo». Primi candidati allo stop? I più
 inquinanti e meno efficienti: Corteleona(Pavia), Desio (Monza B.), 
Parona (Pavia) e Valmadrera (Lecco).Laura Guardini
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